Approvato uno storico trattato per la protezione degli oceani

5 Aprile 2023

Ci sono voluti 15 anni di negoziati ma i governi di tutto il mondo hanno raggiunto un accordo per la protezione degli oceani e dell’alto mare.

Dopo più di quindici anni di discussioni, rinvii e negoziati, i paesi membri delle Nazioni Unite hanno raggiunto un’intesa per l’adozione di un trattato per la protezione dell’alto mare, lo storico High Seas Treaty. L’accordo è arrivato sabato 4 marzo e rappresenta una svolta storica: si tratta del primo documento che punta a proteggere tali porzioni degli oceani, al fine di proteggerli dalle numerose minacce che pesano sulla salvaguardia di ecosistemi vitali per la biodiversità e, di conseguenza, anche per l’intera umanità.


A lungo, infatti, l’alto mare è stato ignorato nell’ambito degli sforzi per la protezione della natura. Eppure, esso rappresenta all’incirca la metà della superficie del Pianeta. E soprattutto assorbe una porzione gigantesca delle emissioni di CO2 prodotte dalle attività umane, contribuendo in modo decisivo a limitare il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici. Si tratta delle zone situate al di là delle “zone economiche esclusive” delle nazioni, che possono estendersi al massimo a 370 chilometri dalle coste.


La difficoltà è stata dunque legata anche al fatto che non si tratta di acque territoriali né, appunto, soggette ad un’esclusività dal punto di vista economico. Luoghi, in altre parole, non sottoposti alla giurisdizione di alcuno stato.
Le trattative si sono svolte presso la sede delle Nazioni Unite a New York e si sono concluse, dopo due settimane di lavori, con un lungo applauso da parte dei delegati. Per loro, il raggiungimento dell’accordo rappresenta la fine di un lungo lavoro: i negoziati formali sotto l’egida dell’Onu, che hanno seguito i colloqui tra le nazioni, sono durati quattro anni. Ed erano state già organizzate altre due sessioni considerate “conclusive”, ma al termine delle quali non era stata raggiunta un’intesa. Ora il testo dovrà essere adottato in maniera formale. Ciò avverrà dopo che i servizi giuridici delle Nazioni Unite avranno analizzato il documento, e dopo che lo stesso sarà stato tradotto nelle sei lingue ufficiali dell’Onu. In ogni caso, il trattato sulla protezione dell’alto mare non potrà più essere modificato in modo sostanziale, ha assicurato la presidente della conferenza che l’ha approvato, Rena Lee.


Il contenuto esatto del testo non è stato ancora pubblicato, ma da più parti è stato sottolineato come esso sarà fondamentale per rendere operativo il principio che punta a rendere area protetta il 30 per cento della superficie degli oceani di tutto il mondo, entro il 2030.


Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha parlato di “vittoria del multilateralismo e degli sforzi mondiali per contrastare le pratiche distruttrici che minacciano la salute degli oceani, oggi e per le generazioni a venire”.


Il nuovo  UN High Seas Treaty  prevede che il 30% degli oceani e dei mari del mondo diventino aree protette, investe più denaro nella conservazione marina e indica nuove regole per l’estrazione mineraria in mare. Le nuove aree protette, stabilite nel trattato, porranno limiti alla pesca, alle rotte delle rotte marittime e alle attività di esplorazione come l’estrazione mineraria in acque profonde, cioè quando i minerali vengono prelevati da un fondale marino oltre i 200 metri di profondità.


Il nuovo trattato Onu prevede che ci dovranno essere restrizioni sul prelievo e le tecniche di pesca praticati, sulle rotte marittime e sulle attività di esplorazione come l’estrazione mineraria in acque profonde, diposizioni per la condivisione delle risorse genetiche marine, come il materiale biologico proveniente da piante e animali nell’oceano. Questi possono avere benefici per la società, come prodotti farmaceutici e alimentari, requisiti per le valutazioni ambientali per le attività in acque profonde come l’estrazione mineraria.